Secondo il modello Skill View la leadership è…

“…l’abilità di dirigere e condurre gli altri e le organizzazioni verso mete definite. Il leader che ispira fiducia padroneggia il contesto dove si trova ad operare; promuove l’innovazione e nuove visioni laddove regna lo status quo; trascina gli altri verso obiettivi ambiziosi; sviluppa le capacità delle persone e le motiva a raggiungere risultati personali e di carriera sempre più importanti; accetta le responsabilità e agisce in maniera appropriata nelle diverse situazioni nelle quali opera.”

Come si comporta chi ha una dote di leadership?

E’ in grado di creare e garantire una chiara “visione prospettica” per governare il cambiamento e migliorare l’organizzazione e l’impresa. Si dimostra capace di costruire un gruppo di lavoro dalle alte prestazioni e di ispirare, motivare e influenzare il personale. Trascina con l’esempio e si assume responsabilità in prima persona. Le sue prestazioni sono influenzate dal possesso di alcune competenze, quali:

  • il pensiero strategico
  • la pianificazione e l’organizzazione
  • la comunicazione

Come si allena questa Soft Skill? Dando l’esempio, amando l’insegnamento e dando (e avendo) sempre più responsabilità

Cosa c’entrano l’esempio, l’insegnamento e le responsabilità? Sono tutte capacità di un leader. Vediamo i consigli per diventare un ottimo leader:

  • Capire la differenza tra Leadership e Management: il leader non è solo manager, non gestisce solamente, ma guida, dando l’esempio in prima persona ai suoi collaboratori. Conosce le attività, lavora insieme agli altri con la stessa energia….e anche più.
  • I leader devono sapere insegnare alle altre persone, devono saperle formare. Perché sanno che più leader sono meglio di uno, perché conoscono le proprie attività, hanno fiducia nelle proprie capacità e sono di esempio l’un l’altro. Così si crea un team vincente di persone trainanti che sono da stimolo reciproco verso il successo.
  • Dovete credere fermamente nella formazione, nelle persone che vi circondano e nelle loro potenzialità. Se volete essere un leader che sà formare (e sà insegnare come si forma una persona) dovete vedere le potenzialità nelle persone, insegnare a vederle e supportare nel liberarle completamente. In questo modo avrete un gruppo di persone che riconosce le rispettive capacità e sà supportarle.
  • Se volete diventare un leader, dovete assumervi sempre più responsabilità. Non abbiate paura dei fallimenti. Chi non prova non fallisce, e, imparando dai propri errori, i fallimenti sono un modo per imparare e progredire. Se non facessimo errori, vorrebbe dire che siamo perfetti, ma la perfezione non esiste…e c’è sempre il modo di migliorare!
  • Se volete formare dei leader, dovete dare loro sempre più responsabilità. Per i motivi scritti sopra, ma anche perché dovete imparare a delegare, per potervi occupare di attività sempre più di alto livello…solo in questo modo le persone che formate saranno nuovi leader e voi potrete vedere il vostro business evolvere e raggiungere nuovi obiettivi.

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Secondo il modello Skill View la persistenza è…

La capacità di impegnarsi con costanza nel completare un lavoro o nell’eseguire i compiti lavorativi assegnati.

Come si comporta chi ha questa Soft Skill?

Lavora con costanza per mantenere gli impegni assunti. E’ in grado di valutare gli ostacoli che si possono presentare e di adottare idonei comportamenti per superarli.

La persona persistente è in grado di riconoscere le circostanze che richiedono l’adozione di comportamenti flessibili per raggiungere la soluzione di un problema. L’assiduità nello svolgere il lavoro e la fermezza mantenuta nel conseguire i risultati lavorativi previsti per la posizione segnalano che l’individuo ha un alto livello di persistenza.

Al contrario, la scarsa stabilità, la mutevolezza, la volubilità e la leggerezza del soggetto, indicano una bassa capacità di portare a termine gli incarichi che richiedono senso di responsabilità e tenacia.

Come si allena questa Soft Skill? Con obiettivi chiari, ottimismo, imparando dagli errori e un piano ben organizzato

Lavorare costantemente e mantenere gli impegni assunti è una Soft Skill che richiede molta concentrazione. Per far si che questa non venga persa lungo il percorso verso l’obiettivo, quest’ultimo deve essere chiaro. Bisogna avere sempre a mente i vantaggi degli obiettivi che si perseguono, per non perdersi d’animo al primo ostacolo.

Un’ottima arma per affrontare le avversità è avere un atteggiamento ottimista, perché consente di dare valore all’obiettivo che si persegue e rende più leggero affrontare gli ostacoli che si frappongono tra sé e il proprio goal.

Un metodo per rimanere ottimisti e tesi all’obiettivo, inoltre, è il non ripetere gli stessi errori…a nessuno piace ripercorrere continuamente la stessa strada! Bisogna quindi prepararsi ad imparare dagli errori: utilizzate tutti i mezzi…memoria, appunti, schemi, per ricordarvi come avete fatto a superare un ostacolo e, quando vi trovate di fronte ad un problema uguale ( o simile) saprete come affrontarlo e non vi scoraggerete, ma rimarrete ottimisti sul risultato del vostro lavoro.

Come fare per avere un chiaro obiettivo, ottimismo e imparare dagli errori? Riassumendo: con un piano ben organizzato. Creare un piano di lavoro, infatti, vi consente di definire meglio il vostro obiettivo e come raggiungerlo, per non perdere la vostra persistenza lungo il percorso. Riassumiamo in 6 consigli pratici come organizzarvi allenare la persistenza sul lavoro:

  1. Identifica con chiarezza cosa vuoi; qual’è il tuo obiettivo. Scrivi a chiare lettere cosa vuoi.
  2. Determina la tua motivazione. Chiarisciti la motivazione per cui vuoi il tuo obiettivo.
  3. Fai un piano con gli step che ti porteranno al tuo obiettivo. Dividi il percorso tra te e il tuo obiettivo in attività e scrivi quali possono essere gli ostacoli che troverai lungo il tragitto.
  4. Mantieni un atteggiamento positivo. Rimani focalizzato sui benefici del tuo obiettivo, sulle capacità che hai di risolvere i problemi che troverai lungo il percorso e rimani fedele al piano che hai organizzato.
  5. Crea un gruppo di lavoro con il tuo stesso obiettivo. Condividere il proprio percorso con persone che hanno la tua stessa motivazione ti renderà più leggero il lavoro e ti farà rimanere focalizzato.
  6. Sviluppa la tua disciplina e le tue buone abitudini. Ti serviranno per non perdere di vista il tuo obiettivo, per non perdere tempo inutile e gioverà alla tua salute, sia fisica che mentale.

E poi, nel caso non dovessi raggiungere il tuo obiettivo…comunque avrai imparato cosa vuol dire essere persistente, con un piano ben organizzato, con un atteggiamento ottimista ed avrai sviluppato disciplina e abitudini sane. Non male, per averci solo provato, no?

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L’Intelligenza emotiva secondo il modello Skill View è…

La capacità di percepire, comprendere, controllare e usare le proprie e le altrui emozioni. Le persone dotate di Intelligenza Emotiva (I.E.) sono in grado, ad esempio, di capire le proprie emozioni (paura, gioia, tristezza, sorpresa, disgusto, collera, ecc…), di riconoscere quando sono arrabbiate e come devono fare per calmarsi, di controllare il proprio comportamento e di cogliere lo stato emotivo e i sentimenti degli altri (empatia). La conoscenza delle proprie emozioni consente alle persone dotate di I.E. di non subirle passivamente, ma di apprezzarne le conseguenze e il senso per sé e per gli altri. Le emozioni influenzano il pensiero e contribuiscono a migliorare anche la creatività di ognuno. La corretta integrazione fra emozioni e pensiero permette di valutare correttamente i problemi, di prendere decisioni e di far fronte con efficacia alle avversità della vita. Le emozioni hanno una portata individuale e sociale che condizionano in molti casi il successo lavorativo personale e il benessere organizzativo.

Come si comporta chi ha Intelligenza Emotiva?

E’ in grado di percepire pienamente le proprie emozioni, di comprenderne il significato e di utilizzarle per conseguire le migliori performance lavorative. E’ capace di valutare situazioni di particolare disagio e incoraggiare ognuno a raggiungere i propri scopi. Dimostra di saper comunicare e adeguare il proprio comportamento al contesto sociale e al vissuto lavorativo. E’ aperto alle esperienze, flessibile e amichevole verso gli altri, capace di stabilire rapporti di armonia, collaborazione e fiducia. Può essere capace di creare un clima di lavoro amichevole ed efficiente. Resiste bene allo stress e la sua freddezza contribuisce a migliorare la capacità di problem solving dell’organizzazione. Ha le caratteristiche per essere un leader risonante.

Come si allena questa Soft Skill? Iniziando a pensare alle proprie emozioni

Per capire quali emozioni provano gli altri, prima di tutto dobbiamo capire cosa proviamo noi.

Ecco dei consigli pratici per sviluppare la vostra intelligenza emotiva:

  • Chiedetevi come vi sentite. Ponetevi la domanda e definite le emozioni che state provando, nel modo più dettagliato possibile.
  • Non giudicate le vostre emozioni troppo in fretta. Perché le emozioni sono dinamiche e impiegano tempo ad emergere, quando accadono degli avvenimenti che ci provocano delle emozioni. Cercate di capire quali sono le dinamiche che vi fanno scaturire determinate emozioni.
  • Cercate connessioni tra emozioni, sentimenti e i motivi per cui scaturiscono. Chiedetevi se avete mai provato l’emozione che state provando e riconducetela a stati emotivi che avete avuto in passato.
  • Ascoltate il vostro corpo. Il corpo, infatti, vi manda dei chiari segnali sulle emozioni che state provando, anche se voi non ci pensate. Osservate come il vostro corpo si comporta e cercate di capire come mai, quali avvenimenti avete vissuto e quali emozioni avete provato.
  • Chiedete il parere di altri. Se non riuscite a spiegarvi quali emozioni state provando, chiedete il consiglio di una persona che vi conosce bene e che vi vede dall’esterno. Sarà lo spunto di riflessione per capire quello che provate.
  • Prendete nota di emozioni e sentimenti. E’ un esercizio che richiede pochi minuti ogni giorno, ma è utilissimo per imparare a conoscersi e ad utilizzare il linguaggio giusto per descrivere come vi sentite.
  • Orientatevi verso l’esterno. L’analisi di sé è il primo passo per conoscere le emozioni e saperle descrivere, ma non vi dimenticate che c’è un mondo esterno in cui bisogna essere presenti e di cui dobbiamo cogliere gli stimoli. E questi stimoli possono essere ulteriore risorsa per confrontarsi con nuove emozioni e sentimenti mai provati fino ad ora.

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Il modello Skill View definisce la “Pianificazione” come…

La capacità di identificare obiettivi e priorità, di organizzare le risorse per il futuro e di distribuire le responsabilità in modo appropriato ed efficiente. Significa essere in grado di programmare ed implementare attività di diverso genere, di ottimizzare costi e ricavi, di gestire in maniera efficace le risorse assegnate, di mantenere gli impegni e le scadenze e di valutare l’efficacia del lavoro svolto. In maniera più precisa pianificare significa formulare previsioni, stabilire obiettivi e strategie appropriate per raggiungerli. Chi si occupa di pianificazione riesce facilmente a formulare budget, a programmare e ad implementare procedure. Così la capacità organizzativa può essere vista come l’attitudine a identificare le funzioni lavorative chiave per raggiungere i risultati richiesti e a utilizzare specifici metodi organizzativi (delega, risorse in outsourcing, ecc…) per conseguire gli obiettivi indicati. La competenza di pianificazione e organizzazione indica anche il grado di attenzione del soggetto verso la qualità/quantità del lavoro da svolgere

Come si comporta chi ha questa Soft Skill?

Dimostra particolare attitudine a programmare e implementare nuove attività (nel breve, medio e lungo periodo), organizzare risorse, ottimizzare costi e ricavi, mantenere gli impegni e le scadenze, ecc… E’ particolarmente attento a calcolare la quantità/qualità del lavoro da svolgere e ad identificare le risorse necessarie allo svolgimento delle attività lavorative.

Come si allena questa Soft Skill? Iniziando con la gestione e analisi del vostro tempo

La domanda: “come posso risparmiare tempo, gestirlo meglio e ottenere gli obiettivi con meno sforzo?” è il primo passo per sapersi gestire e imparare a pianificare e organizzare il proprio lavoro. L’analisi delle tue attività, dei processi che svolgi per compiere le attività e del tempo che hai a disposizione è il primo passo per essere ben organizzati. Vediamo come potete fare per imparare ad essere organizzati:

  • Scomponete le attività che portate a termine in processi minimi che svolgete e pensate a come poterli compiere in meno tempo e minor sforzo. C’è un software che permette di automatizzare alcuni processi? L’abbonamento del software costa meno del vostro costo per compiere quei processi? Il software compie esattamente i processi come lo fareste voi? Allora è il caso di utilizzare un software! Oppure…ci sono processi ripetitivi sempre uguali (come l’invio di una mail con lo stesso testo)? Perché non ne create un modello e lo riutilizzate ogni volta che vi si propone lo stesso processo?
  • Create un calendario con le scadenze periodiche, magari con delle notifiche automatiche, e riutilizzate i materiali quando possibile. Ci sono attività che si ripetono periodicamente e che hanno processi sempre uguali? Createvi un’agenda con le scadenze e mettete da parte tutti i materiali per compiere quell’attività. Così potrete tenere sotto controllo le deadline ed essere pronti a modificare solo alcune parti dei materiali già pronti, senza dover ricominciare daccapo ogni volta.
  • Tenete traccia del tempo che utilizzate per svolgere le attività e provate a fare una previsione per le attività future. Provate voi stessi ad essere il vostro capo! Tracciate il tempo che impiegate per processi e attività, e, quando vi viene richiesto un lavoro, provate a fare un calcolo previsionale del tempo che impiegherete. E infine controllate se avevate fatto una previsione giusta a fine lavoro.
  • Stabilisci delle priorità, rimanendo pronto alle richieste dell’ultimo minuto. Le priorità sono tutto nel lavoro (ma anche nella vita), quindi è fondamentale darsi dei parametri di priorità per scegliere quali sono le attività più importanti (il budget speso, l’importanza del cliente, la data di presentazione del lavoro). Ma è necessario ritagliarsi del tempo per essere pronti alle richieste dell’ultimo minuto…come quando arriva il vostro capo con una richiesta a priorità massima.
  • Delega, mantenendo tutto sotto controllo. La capacità di delega è fondamentale per imparare a pianificare e gestire il lavoro degli altri, dopo aver imparato a farlo sul proprio lavoro. Impara a delegare parte del tuo lavoro, spiegando quali sono le specifiche e i risultati che ti aspetti da quelle attività, stabilendo dei parametri condivisi di valutazione delle performance (che vengono chiamati anche KPI – Key Performance Indicator – Indicatori chiave delle performance).

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Possiamo definire le Soft Skill di “Teamwork” (capacità di lavorare in gruppo) come…

la capacità di costruire rapporti di lavoro positivi ed efficienti; implica il desiderio di cooperare e collaborare con gli altri, piuttosto che operare da soli (implica la capacità di lavorare con gli altri; la sensibilità relazionale; l’altruismo; la gestione e lo sviluppo collaboratori). Và comunque distinta dall’altruismo e i due fattori (lavorare in team e altruismo) possono essere diversamente presenti nello stesso soggetto

Come si comporta chi ha questa Soft Skill?

E’ in grado di costruire rapporti di lavoro positivi ed efficienti. Ha il desiderio di cooperare e collaborare con gli altri, piuttosto che lavorare in autonomia e in competizione. Ha la capacità di valorizzare gli altri, di comunicare bene, di svolgere il lavoro assegnato, di risolvere i conflitti e di negoziare.

Come si allena questa Soft Skill? Consigli utili ed esempi

  • Prima di tutto il gruppo, che deve essere premiato. L’individualismo deve venire meno, quindi le persone nel team di lavoro devono mettere da parte egoismi e tensioni per dare voce a tutti i membri. All’interno del gruppo tutti sono uguali e sono utili per raggiungere l’obiettivo. Ma l’obiettivo deve essere comune e deve essere premiato. Bisogna definire un goal comune, così il team di lavoro si lega naturalmente per raggiungere l’obiettivo che hanno tutti.
  • Comunicazione, comunicazione, comunicazione…per capire le complementarietà. Non c’è un team di lavoro ben coeso e paritario se non tutti possono sentirsi liberi di proporre il proprio punto di vista liberamente, senza paure di essere da meno. Ma a cosa serve la comunicazione? Per capire le caratteristiche delle persone, e per poterne valorizzare le specificità e le complementarietà che potranno portare agli obiettivi con successo…ma il successo di tutti nel team!
  • Andate oltre il lavoro, ma rimanendo professionali. Fate attività sociali, per conoscervi anche in altri contesti e situazioni. In questo modo vi sentirete più a vostro agio all’interno del team e, conoscendovi meglio, potrete conoscere le reciproche caratteristiche utili al team di lavoro. Non dimenticate di rimanere professionali, perché comunque si tratta del vostro team di lavoro, e la giusta coesione si basa sulla reputazione e la fiducia che le persone nutrono l’un l’altro.
  • Un esempio di comunicazione, per capire le vostre caratteristiche: fatevi i complimenti l’un l’altro, per sottolineare le reciproche capacità e per definire i ruoli che si hanno all’interno del team
  • Un esempio di comunicazione, per farvi conoscere e imparare a condividere: condividete risorse (articoli, foto, riviste etc..) per dare ai colleghi indizi dei vostri interessi e per imparare a condividere all’interno del team di lavoro, in modo che tutti siano al corrente dello stato dell’arte dei progetti a cui collaborate.
  • Un esempio di collaborazione, per imparare a prendere decisioni di gruppo: chiedete suggerimenti e siate aperti a nuovi punti di vista, diversi dai vostri. In questo modo stimolerete la collaborazione delle persone del vostro team e potrete prendere scelte più ponderate e sicure.

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Il modello Skill View definisce la Flessibilità come…

la capacità di adattarsi a situazioni mutevoli o di superare ostacoli. Esprime l’attitudine del soggetto di adeguare il proprio atteggiamento e comportamento accogliendo, seppur in maniera non passiva, le situazioni lavorative nuove. Chi è dotato della caratteristica di flessibilità lavorativa è in grado di collaborare con persone o gruppi diversi, senza scompensarsi, e di accogliere e valorizzare appropriatamente i punti di vista diversi dal proprio. E’ aperto alle novità.

Come si comporta chi ha la Soft Skill di Flessibilità?

E’ in grado di adattarsi a situazioni mutevoli o di superare ostacoli; dimostra la capacità di lavorare in contesti e con persone o gruppi diversi, senza scompensarsi e accogliendo e valorizzando appropriatamente i punti di vista diversi dal proprio. E’ aperta ai cambiamenti (positivi o negativi) e preferisce un lavoro “vario” e dinamico rispetto ad uno prescritto e standardizzato.

Come si allena questa Soft Skill? Con calma e con la capacità di adattamento

Essere flessibili è una delle Soft Skill che può far fare carriera, perché adattarsi alle situazioni, collaborare con gruppi di persone diverse e imparare attività sempre nuove consente di essere scelti per compiere attività di sempre maggiore responsabilità.

Prima di tutto bisogna armarsi di calma. Non bisogna cedere allo stress di fronte a situazioni inaspettate e affrontarle con un atteggiamento propositivo e finalizzato alla soluzione.

Ecco in breve alcuni consigli:

  • Siate pronti alle sorprese e affrontatele con atteggiamento positivo, per partire col piede giusto e non fermarsi di fronte alle avversità.
  • Accettate i compromessi, ma siate propositivi e dite il vostro punto di vista. Se volete diventare flessibili dovete accettare un cambio di luogo o gruppo di lavoro, non dimenticando però di essere propositivi e partecipare attivamente nelle situazioni e nei gruppi di lavoro.
  • Aggiornatevi, formatevi, leggete, parlate con i vostri colleghi. Se le sorprese vi preoccupano, la cosa migliore è prevedere le situazioni. Questo è possibile solo rimanendo sempre aggiornati, e potete aggiornarvi in tanti modi diversi: dal semplice parlare con i colleghi, per sapere le dinamiche nella vostra azienda; leggendo giornali, riviste e manuali, per conoscere le ultime innovazioni nel vostro mercato; facendo continua formazione, per essere pronti alle ultime novità nel vostro lavoro.
  • Siate creativi di fronte ai problemi e analitici nel capire le situazioni nuove, che possono spaventare. La creatività è il miglior strumento per non farsi fermare dalla paura di fallimento: rimanete analitici nel capire come sono le dinamiche delle attività che dovete svolgere, ma utilizzate la creatività per risolvere le problematiche nuove che vi si propongono lungo il vostro cammino verso il successo della vostra carriera.

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Secondo il modello Skill View il Problem Solving è quella Competenza (o Soft Skill) che viene definita come…

Capacità di comprendere gli elementi problematici e prioritari delle diverse questioni, di identificarne le possibili conseguenze e soluzioni

Come si comporta chi ha la Soft Skill di Problem Solving?

La persona che possiede la competenza di Problem Solving dimostra la capacità di comprendere gli elementi problematici e prioritari delle diverse questioni e di identificarne le possibili conseguenze. Ha metodo nella raccolta delle informazioni e utilizza la capacità di ragionamento e la creatività per scegliere tra diverse e possibili soluzioni ad un problema.

Come si allena questa Soft Skill? Prima di tutto bisogna imparare a identificare i problemi

Il Problem Solving è una competenza che si allena, partendo dal presupposto che qualsiasi ambiente di lavoro o attività può migliorare. Ecco dei consigli, in breve, per poter sviluppare la vostra Soft Skill di Problem Solving:

  • Impara ad identificare i problemi. Poniti continuamente domande su come la tua attività o il tuo ambiente di lavoro può migliorare, perché è dallo spirito critico che nasce l’identificazione dei problemi da risolvere.
  • Cerca tutte le possibili soluzioni, non ti fermare alla prima. La prima soluzione sembra essere sempre l’unica e la migliore, ma non è così. Per ogni problema riscontrato bisogna fare una lista delle possibili soluzioni, valutandone ostacoli, vantaggi e svantaggi.
  • Chiedi collaborazione per trovare soluzioni. Invita i tuoi colleghi a fare brainstorming con te, perché gli altri ti potranno dare punti di vista differenti dai tuoi a cui, magari, non arriveresti da solo.
  • Guarda la situazione dell’esterno. Per risolvere i problemi non bisogna sentirsi emotivamente coinvolti, ma bisogna restare calmi e analizzare tutti i fattori logicamente, per prendere la scelta più giusta.
  • Partecipa in prima persona nell’esecuzione della soluzione del problema. Prenditi le responsabilità sia in caso di successo che insuccesso. E’ il primo passo per una carriera brillante. Se il tuo sarà un insuccesso, i colleghi riconosceranno comunque che sei stato tu ad identificare il problema e tentare di risolverlo in prima persona.
  • Valuta i risultati della soluzione al problema, analiticamente. Dove possibile, basati sui risultati numerici della soluzione che hai messo in pratica, analizzali e cerca di ottimizzare la soluzione, eliminando quanto superfluo o ostacolo al raggiungimento della risoluzione del problema.

Ricorda infine che il Problem Solving è legato alla creatività, come abbiamo visto in questo post, perchè l’immaginazione consente di trovare metodi nuovi per risolvere problemi che hai cercato di risolvere sempre nello stesso modo, ma che non sei ancora riuscito a risolvere completamente.

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Recentemente a una Convention di venditori mi è stato chiesto se le competenze valutate con il test Skill View® potevano essere migliorate. Naturalmente la mia risposta è stata positiva. Le competenze trasversali, le Soft Skills, possono essere migliorate. Il problema è individuare correttamente le skills deboli e il tempo da dedicargli per migliorare.

Riporto quindi il caso di un candidato, che chiameremo Tommaso, che cercando lavoro scopre che un annuncio pubblicato su LinkedIn, come Venditore, lo interessa particolarmente. Tommaso legge quali sono i requisiti necessari per candidarsi e scopre di essere debole su una specifica competenza richiesta dall’offerta di lavoro: la comunicazione interpersonale. Non è la prima volta. Questa competenza è fra l’altro strategica per chi deve relazionarsi e vendere.

Tommaso inizia quindi a nutrire dubbi sulla sua candidatura. Dichiara che è inutile per lui perdere del tempo per compilare l’application form, perché ci saranno altri candidati più bravi di lui. Ho segnalato a Tommaso che la sua opinione sulla qualità delle altre candidature potrebbe essere una credenza. Egli non poteva sapere preventivamente qual è il suo livello di comunicazione rispetto a quello degli altri candidati. In ogni caso Tommaso ha rinunciato a candidarsi.

E’ quindi evidente che a Tommaso è mancata la fiducia in sé. Ho discusso con Tommaso tale incongruenza e l’ho convinto che un piccolo miglioramento della fiducia in se stesso potrebbe renderlo più attivo nella ricerca di lavoro.  La fiducia in sé si nutre di piccoli successi, si autoalimenta solo osando.  E anche se non supererà una selezione non sarà la fine del mondo! In sostanza Tommaso non ha dovuto cambiare la sua personalità e ancora oggi sente che fa fatica a comunicare da esperto venditore. Ha tuttavia imparato ad allenarsi e a osare. A dire di “sì”, a limitare l’invadenza dei troppi se e dei troppi ma.

La comunicazione interpersonale e la fiducia in sé, come le altre soft skills possono quindi essere allenate. Ma ciò non avviene in poco tempo. C’è bisogno che il soggetto sia motivato a intraprendere l’azione di miglioramento e sia costante negli esercizi da svolgere. In sostanza il comportamento specifico può essere appreso ripetendolo più volte e il miglioramento anche piuttosto piccolo che si osserva incrementa la fiducia personale del soggetto e allontana la paura. Meglio osare che vivere rammaricandosi. La chiave di questa operazione di miglioramento è quella di conoscere qual è la competenza da migliorare (non chiamare una competenza con un’altro nome) e il suo valore rispetto alla popolazione di riferimento (alto, basso, nella media, ecc.).

A questo compito risponde egregiamente il test Skill View®.

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Una persona è brava negli studi, un’altra eccelle come imprenditore, un’altra ottiene il successo professionale sul lavoro come dipendente, un’altra decide di fare la mamma a tempo pieno, ecc. Abbiamo solo un cervello. E nello stesso nostro cervello convivono felicemente Skills Tecniche e  Soft Skills.

Sul lavoro le Technical Skills (oggi sono al top le tecniche di Project Management, i big data, la programmazione e l’intelligenza artificiale, la security) sono certamente importanti e addirittura indispensabili, ma da sole non sono sufficienti per assicurare alle persone il successo al quale aspirano. Per eccellere nel proprio ruolo lavorativo è necessario avere qualcosa in più rispetto alle skills tecniche. E molte ricerche in ambito lavorativo dimostrano che le Soft Skill, come ad esempio la disposizione dei soggetti a lavorare con gli altri, a comunicare chiaramente e a risolvere problemi, sono essenziali per la riuscita lavorativa.

Fino a poco tempo fa si riteneva che compito della scuola fosse di accompagnare i ragazzi, i giovani, all’acquisizione di conoscenze (magari apprese solo grazie all’esercizio mnemonico che richiede fra l’altro costanza, programmazione e assiduità nelle ripetizioni di quanto si desidera apprendere), di capacità analitiche e critiche. Anche se quest’ultime sono state messe in soffitta da molto tempo, nella scuola si cerca almeno di formare giovani capaci di esercitare il loro pensiero e le loro scelte in maniera responsabile. Ma per arrivare a quest’obiettivo si frappongono oggi molti ostacoli perché gli studenti, a partire dalla scuola primaria, sono sottoposti ad una miriade di messaggi e stimoli non facilmente interpretabili dalle istituzioni classiche, famiglia, scuola, gruppi sociali… Non si fa a tempo a capire una moda, un orientamento comportamentale suggerito dai social, che subito ne appare un altro, più potente dei precedenti, ma particolarmente conciliabile solo con la mente libera e aperta dei nativi digitali.

Le domande che quindi ogni docente dovrebbe farsi quando si preparano a trasferire agli studenti delle capacità trasversali o delle Soft Skills sono:

  • Com’é organizzato il lavoro di apprendimento: prevede dei momenti di lavoro in gruppo?
  • Ci sono dei momenti in cui la comunicazione risulta particolarmente importante?
  • Esistono attività che prevedono l’utilizzo di abilità creative o di pensiero associativo?

Certamente, a partire da queste domande, il docente si accorgerà come gli studenti si differenziano in termini di Soft Skills. A chi piace lavorare da solo, il lavoro con gli altri, in gruppo, non interessa. Il soggetto deve essere trascinato, ma farà fatica. Anche i più socievoli potrebbero fra l’altro far fatica a lavorare da soli. Hanno bisogno di chiacchierare in maniera continua. Ad esempio, il loro bisogno innato di parlare (che cozza contro le regole della classe, il silenzio, l’attenzione, il rispetto delle principali regole della comunicazione) può tuttavia essere compreso e guidato.

Oggi si riconosce che questo compito di accompagnamento della scuola, così decisivo per il futuro delle persone giovani, ha molte falle in se (nell’organizzazione didattica, nella preparazione degli insegnanti) ed è aggravato da una mancata e reale strategia di uscita dalla scuola secondaria che valorizzi il giovane e le sue potenzialità in previsione dei futuri impegni universitari o lavorativi.

D’altra parte anche per gli imprenditori si pongono le medesime domande dei docenti. Chiaramente tali domande sono contestualizzate ai loro bisogni in termini di produzione, della ricerca d’identità lavorative adatte al lavoro, di professionalità e soft skills. L’imprenditore ha quindi:

  • “bisogno di venditori che abbiano iniziativa per avviare nuove relazioni con il mercato”
  • “la necessità di personale nella Ricerca di nuovi prodotti che lavori con spirito innovativo
  • “bisogno di personale adatto ai ritmi incalzanti
  • “la necessità di individuare soggetti dotati di resistenza fisica e allo stress
  • “bisogno di giovani talenti digitali, smart, …”

Le Technical Skills (strumenti efficaci per realizzare un compito, un’attività) di coloro che escono dalle scuole, dalle università devono pertanto essere integrate con le competenze trasversali per migliorare produttività.

Quest’ aspetto “umano” dell’organizzazione influisce da sempre sulla capacità delle imprese di avere successo. Per concludere la similitudine proposta tra le Soft Skills richieste nello  Studio e nel Lavoro si faccia l’esempio del Time Management, cioè la capacità di utilizzare il tempo a disposizione in maniera efficace al fine di chiudere le attività entro il termine stabilito.

Esempio di comportamenti osservabili di Time Management:

A scuola, lo studente: Sul lavoro, il lavoratore:
Arriva in tempo e preparato per iniziare l’attività didattica Rispetta gli orari di entrata
Finisce il compito in classe nel tempo indicato dal docente Termina le sue attività nel rispetto delle indicazioni imprenditoriali. Non lascia il lavoro indietro
Nello svolgere i compiti organizza efficacemente il tempo a disposizione. Rispetta i tempi di apprendimento che sono assegnati Sa capire quali sono le attività più urgenti da eseguire e lascia in fondo i compiti meno urgenti e più routinarie
Pianifica lo studio, registra gli appuntamenti della sua vita privata, cercando di non arrivare sempre all’ultimo momento per compiere quanto gli è richiesto Pianifica le sue attività con un’agenda condivisa con l’organizzazione rispettando con puntualità gli appuntamenti che fissa, i meeting ai quali partecipa con i clienti e i collaboratori

Conclusione

Sbagliare un compito a scuola può avere effetti negativi e circoscritti. Lo studente può sempre rimediare. Arrivare tardi a scuola è una cattiva abitudine che si può ancora correggere. D’altra parte è noto che anche avere dei buoni voti a scuola, in materie tecniche o in aree ostiche come matematica, fisica, ecc. non ha nessuna relazione con il fatto che lo studente, in futuro, potrà comunicare in maniera efficace con i colleghi, il capo e i clienti. Le debolezze in termini di Soft Skills sul lavoro (ad esempio, per un lavoratore non essere mai puntuale, rifiutarsi sempre di ascoltare i clienti, rimandare le consegne, ecc.) portano a una regola oramai nota nell’ambito delle Risorse Umane: si assume per competenze tecniche e si licenzia per soft skills.  

Le Soft Skills accompagnano poi ogni momento dello sviluppo delle persone, arrivando anche a essere indispensabili nello sport, nelle attività ludiche e culturali. Le Soft Skills sono inoltre decisive nelle relazioni familiari, nei rapporti con il proprio partner, con i propri colleghi e amici.

Per questo bisogna conoscerle sempre meglio e utilizzarle con efficacia.

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