“Abilità nel ricercare ed ottenere dati, notizie e fatti in vista del superamento di un problema, del perseguimento di un’opportunità, ecc…Valorizza la prospettiva di lungo termine nel considerare i bisogni del cliente e nel fornirgli le informazioni necessarie.”

Come si comporta chi sa gestire le informazioni?

Le persone che hanno questa soft skill sanno ascoltare e capire le problematiche dei clienti, ma anche riflettere sulle proprie, per poter ricercare le informazioni necessarie a risolvere le necessità, organizzarle e condividerle in base alle priorità. Hanno buona memoria, perché collegano le informazioni alle fonti da cui le hanno raccolte  e alle domande a cui rispondono, in modo da utilizzarle nel momento opportuno.

Come ci si allena per gestire le informazioni? Con obiettivi ben definiti, ordine e ascoltando le necessità

Il primo passo per gestire in modo appropriato le informazioni è capire a cosa servono queste ultime, altrimenti sono fini a se stesse e quindi più difficili da ricordare e organizzare. Tutto ha inizio nel porsi le domande giuste e porle alle persone o ricercare le risposte leggendo, osservando, navigando online…e in qualsiasi altro modo. Bisogna avere perciò un obiettivo, che scaturisce da una domanda che ci si pone rispetto allo status quo, proprio o esterno. Nel lavoro, è quindi importante saper ascoltare, per poter conoscere le necessità di colleghi, collaboratori e clienti, e porsi come obiettivo la risoluzione dei problemi. Le informazioni devono essere organizzate e prioritizzate e bisogna condividere le informazioni giuste con le persone giuste: un marketing specialist e uno sviluppatore web possono essere entrambi coinvolti nell’attività di creazione di un sito, ed entrambi possono chiedersi come deve essere creare una pagina, solo che il primo avrà bisogno di linee guida di seo, contenuto e layout, il secondo di html, css, php, javascript etc…stessa domanda ma risposte differenti!

3 consigli per allenare questa soft skill

  • Mettetevi nei panni dell’altra persona: cercate di capire le necessità di colleghi e clienti, anche chiedendole, in modo da capire come aiutarla con le informazioni che avete.
  • Chiedetevi l’importanza di ciò che condividete: quando una persona vi chiede un’informazione, chiedetevi se ciò che state per dire ha veramente valore per lei…se può aiutarla veramente a risolvere le sue necessità.
  • Mettete ordine tra le informazioni che avete: partite dall’esigenza e capitalizzate tutte le informazioni necessarie per rispondere. Ma mano che trovate ulteriori informazioni che riguardano lo stesso tema, riuscirete ad arricchire il vostro bagaglio nell’ambito, così da rispondere sempre meglio alle necessità e risolvere problemi sempre più complessi. Per dare ordine alle informazioni, chiedetevi sempre a quale necessità rispondono e di quali persone, perchè in questo modo il vostro contributo sarà sempre più importante e valorizzato

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“E’ l’abilità di pensare in maniera dettagliata, approfondita e sistematica per risolvere problemi. La persona dotata di capacità analitiche applica metodologie precise nell’approcciare le diverse problematiche lavorative.”

Come si comporta chi ha un pensiero analitico?

Il pensiero analitico comporta una comprensione degli elementi costitutivi del problema in modo sistematico, la conoscenza successiva dei diversi aspetti, l’individuazione di priorità su basi logico-razionali e infine la definizione chiara delle relazioni di causa-effetto. Si tratta di entrare così nella complessità del pensiero causale in atto, in altre parole conoscendo le diverse ragioni, conseguenze o passaggi inclusi nell’analisi. È necessario considerare anche la dimensione quantitativa del problema analizzato.

Il pensiero analitico è fondamentale perché utilizza correttamente il flusso logico dell’argomentazione razionale, allo scopo di evitare fratture o contraddizioni nel mostrare la validità delle scelte che si prendono. La curiosità è la virtù, il tratto del carattere indispensabile e infine il desiderio implicito di sapere e conoscere più cose, persone o problemi al fine di conseguire gli obiettivi assegnati o altri superiori e migliori. Ricercare sempre nuove informazioni permette di costruire processi e conseguire soluzioni sempre più affinate e complesse, in vista di una maggiore efficienza del lavoro e in un quadro sempre più chiaro della situazione.

Come si allena il pensiero analitico? Con metodologia e costanza

Il pensiero analitico si coltiva fin dall’infanzia a scuola. E’ proprio l’ambito accademico che, con lo studio delle diverse materie, ci offre gli strumenti per analizzare il mondo che ci circonda e trovare soluzioni per migliorare la nostra qualità della vita. Ma la domanda che ci si pone fin dai tempi dell’accademia è “quale metodo di studio usiamo”? La metodologia di analisi, infatti, si sviluppa col tempo, e con la costanza, perché è normale fare errori di valutazione, ma è importante non fermarsi e continuare ad allenare il proprio pensiero analitico. Vediamo alcuni consigli per allenarci:

  • Osservate il mondo e chiedetevi “come posso migliorarlo?”. L’analisi fine a se stessa stanca, quindi dobbiamo darci un obiettivo. E quale obiettivo migliore della qualità della nostra vita? Analizziamo noi stessi, il nostro lavoro, il nostro luogo di lavoro e vediamoli nell’ottica di miglioramento. In questo modo l’analisi che faremo si svilupperà più facilmente, perché avrà un obiettivo definito.
  • Capite come gli altri analizzano il mondo. Volete scoprire nuove metodologie di analisi? Osservate ed ascoltare i vostri colleghi e collaboratori e andrete incontro ad un mondo di nuovi metodi per scoprire il mondo e analizzarlo.
  • Fate esperienze nuove. Il pensiero analitico viene in aiuto quando ci sentiamo in pericolo, perché il nostro istinto di sopravvivenza ci aiuta ad uscire dalle situazioni pericolose. Questo non vuol dire che dovete affrontare momenti di terrore o panico, ma che uscire dalla quotidianità vi consente di allenare la vostra capacità di analisi e mettere alla prova la metodologia che avete sviluppato.
  • Fate delle ipotesi e verificatele. Osservate il mondo e ipotizzate una causa o l’effetto che una causa può avere e verificate a posteriori se la vostra assunzione era esatta. Riflettete quindi sugli indizi che vi hanno portato all’ipotesi verificata, ma attenzione a pensare che in presenza degli stessi indizi andrà sempre come avete verificato, perché ci sono troppe variabili e incognite nella vita! Ed è proprio per questo che va vissuta: scoprire sempre nuovi scenari e modi di vedere e analizzare il mondo.

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